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STORIA

VILLA MUZANI, BISSARI, VISCONTI, CURTI, TOGNAZZI

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Villa Solatia ha una storia che s'intreccia a nobili casati e a molteplici fasi di interventi e degrado, crolli e ricostruzioni. 

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Il cantiere della Villa si apre nel 1559, su commissione della famiglia Muzani (o Muziani o Muzzoni a seconda della documentazione) su un progetto vidimato da Andrea Palladio e probabilmente realizzato in opera dal Serlio. A testimonianza di tale commissione è conservato nella villa un ritratto in cui si legge "CLAVDIVS MVTIANVS C. E. E. V.". Caludio Muziani aveva tre fratelli, tutti grandi amici di Palladio. Nel 1567, otto anni dopo, il cantiere viene completato. Degne di nota erano gli affreschi, oggi completamente perduti realizzati, su commissione di Claudio Muzani da Paolo Veronese e Zelotti. Passò nel 1617 ai Conti Bissari, il casato prominente della zona che tuttavia preferirono ad essa altre loro proprietà. 

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Nel 1778  Ottavio Bertotti Scamozzi, fece un accurato rilievo delle ville attribuite ad Andrea Palladio e abbiamo dunque una "fotografia" dello stato di questa: viene descritta come "diroccata" ed in "pessima situazione" a causa delle "frequenti inondazioni" causate dalla trasformazione di parte dei terreni agricoli in risaie per volere dei proprietari dell'epoca, i Bissari, che ne misero a rischio persino le fondamenta.  Già all'epoca era descritta una sola barchessa, quella di destra, identificabile con quella ad oggi presente e restaurata.

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La Villa e i campi ad essa pertinenti passarono poi ai Visconti di Milano quali intervennero sulla struttura fortemente degradata imprimendole forme più neoclassiche rispetto al rigoroso impianto originale palladiano. Giunse infine a Domenico Curti (bisnonno paterno dell’attuale proprietario) nei primi decenni del 1800, rimanendo la proprietà per discendenza diretta e passata per matrimonio di Luisa Curti con la famiglia toscana Tognazzi di Siena che l’ha accuratamente restaurata rimuovendo le aggiunte precarie e le congiunzioni tra gli edifici che fecero perdere l'originario linguaggio palladiano. Unico elemento preservato non presente nel progetto originario è il Palazzetto, realizzato in età Napoleonica ma mantenuto ben separato dagli altri corpi.

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Una storia di gloria, decadenza e rinascita, di riscatto e rinnovamento: una storia palladiana.

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LA GRANDE STORIA A VILLA SOLATIA

Come molte Ville Venete, la lunga storia di Villa Solatia è satura di eventi, passaggi e vicende che nel corso dei secoli le hanno dato questo aspetto ed uso.

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Dalla costruzione sotto l'attenta supervisione di Andrea Palladio agli affreschi del loggiato per mano di Paolo Veronese, gli inizi di questa storia sono fastosi. Non ci volle molto però perché questa dimora di campagna, votata più alla produzione agricola che alla rappresentanza signorile vedesse un rapido degrado.

 

L'incuria e la decadenza dei casati portarono la Villa a perdere sia gli affreschi che molte strutture. Alla fine del '700, con l'avvento delle truppe guidate da Napoleone, sotto la barchessa semidiroccata trovarono riparo prima i soldati del generale Corso quanto poi quelli dei suoi oppositori mentre gli ufficiali requisirono a turno gli appartamenti della villa.

 

Mentre nella prima metà dell'Ottocento si assistette ad una riedificazione quasi integrale degli edifici, con l'espansione del Palazzetto, l'incombere delle nubi della guerra si fece sempre più opprimente. Nella Villa e nel suo circondario gli eserciti asburgici trovarono un punto di ristoro prima di affrontare le celebri battaglie del 1848 che trovarono in Vicenza uno dei propri punti nevralgici. 

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Le due guerre mondiali lasciarono ugualmente tracce: non era raro fino all'ultimo restauro del tetto, trovare nel granaio bossoli e graffiti dei soldati che vi trascorrevano le oziose e angoscianti giornate d'attesa prima di essere inviati verso Asiago.

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Non una storia di Principi e Re, ma una storia umana molto più vasta che sconvolse in vari momenti tanto la storia italiana quanto quella europea. 

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Se solo il grande platano vecchio di oltre 4 secoli potesse raccontare!

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